
29/01/2020
Amor mio,
Siamo di nuovo qui,
la gente tutta intorno, si muove, parla,
ma io non li vedo.
Sono solo sfumature del panorama.
Questo posto è famigliare, lo conosciamo bene ormai.
Veniamo troppo spesso! Sono stanca, sono Arrabbiata, sono Triste.
Tu ridi, giochi, sei solare che illumini tutto.
Anche oggi l’esame è fatto, e tu adesso stai bene, per ora,
è come se avessimo superato insieme un altro gradino di questa immensa scala.
Ci dirigiamo verso la vetta,
l’ultimo piano, non ci guardiamo mai indietro.
Amor mio,
siamo forti Noi.
Amor mio,
Sei Forte Tu!

31/01/2020
Da molti anni, mi prendo Cura del Caregiver famigliare, una figura che alcune volte passa inosservata, ed altre volte viene attaccata demonizzata… cosa significa essere un CAREGIVER? Caregiver è un termine anglosassone che è entrato di diritto nella nostra quotidianità. La malattia è di gran lunga maggiorata negli ultimi venti anni. Difatti in modo proporzionale, all’aumentar degli anni di vita, sono aumentate anche le patologie. Caregiver sta a rappresentare “COLUI CHE SI PRENDE CURA”. Non per forza dobbiamo associale il termine ad una malattia della terza età, anzi aimè, sono moltissimi i caregiver famigliari, di bambini, adolescenti o adulti. Attualmente i caregiver dei pazienti con demenza sono la grande maggioranza. Sono in genere donne (74%), di cui il 31% di età inferiore a 45 anni, il 38% di età compresa tra 46 e 60, il 18% tra 61 e 70 e ben il 13% oltre i 70. I mie gruppi di sostegno, sono affollati di genitori, mariti , mogli, ma anche fratelli e sorelle. Da poco in Italia si è iniziato a parlare del ruolo del fratello, definito Siblings. L’esercito dei ragazzi che si prendono cura. Generalmente hanno dai 15 ai 30 anni, Si stima che in Italia siano il 2,8% dei ragazzi, numericamente si tratta di circa 170.000 ragazzi e ragazzini (dati istat). Un caregiver porta con se un carico emotivo e fisico pari ad un lavoro per 24ore al giorno. È molto faticoso prendersi cura di una persona malata. C’è un aspetto puramente emotivo, che ti “ divora dall’Interno”;:
“non è facile sorridere sempre” “ non riesco a gestire la pesantezza della mia tristezza” “ sono stanco, ma non i muscoli le ossa, è stanco il mio cuore di vedere e sentire tutto questo male” “ non lo sopporto più, non sopporto che mi scambia per la mamma, io sono la moglie” “ notti in bianco” “le energie vanno via , fanno posto alla paura alla stanchezza”
ne potrei elencare milioni di frasi che escono dai miei gruppi, e queste frasi sono spesso accompagnate da lacrime di dolore, sofferenza dsarmante… poi c’è tutto l’aspetto sociale,di comunità. Un caregiver è impegnato moltissime ore al giorno, e alle volte non trova più il tempo da dedicare alla propria famiglia, alla coppia, o al proprio lavoro. Spessissimo mi raccontano di non poterne piu di lavorare ed accudire nello stesso tempo. Spesse volte mi raccontano che i soldi sono troppo pochi per tutte le visite e per poter anche donarsi un momento di intimità.
Ma, essere un caregiver non è solo dolore e stanchezza, essere colui che si prende cura di un figlio, di un genitore, di una sorella, è qualcosa di piu. È, esserci e gioire delle vittorie, del superamento di quell’ostacolo che prima sembrava insormontabile, è sorridere insieme, sostenere, avvolgere con il cuore colui che ami.
Il gruppo di sostegno psicologico per i caregiver, da loro la possibilità di essere accolti senza giudizio, di essere ascoltati empaticamente, e di riordinare quei pensieri belli e brutti, che offuscano la realtà.
I caregiver sono le persone più forti che io abbia mai conosciuto!